Listino 2023-09-12

Settimana internazionale quasi sospesa in attesa dei dati dell’Usda settembrino: confermeranno o, se li modificheranno, in che direzione e misura i fondamentali del mais e della soia degli Stati Uniti? Nel mentre il grano russo straripa, l’Ucraina produce ed esporta comunque, la Cina deve decidere chi privilegiare nei suoi acquisti di mais e soia, terremoto e alluvione colpiscono paesi chiave nella geopolitica del Mediterraneo. Il grano di qualità rimane scarso. Mercato di Milano largamente in territorio negativo, limitate e significative le variazioni positive. Nei frumenti teneri il premio alla qualità si manifesta con l’invariato nel di forza e nel panificabile superiore, nazionali e comunitari, nei nazionali il premio è unito alla diminuzione di panificabile, biscottiero e altri usi: da -3 a -5€/t (da -1% a -2%).  Negli esteri cala anche il non comunitario, -3€/t (-1%). Il grano duro nazionale, confermando i valori delle quotazioni di partenza, arresta il calo. Stabili anche gli esteri. Fermi tutti gli sfarinati. Ancora largamente cedenti tutti i sottoprodotti della macinazione: i farinacci perdono diversamente secondo l’origine: quello di tenero registra -8€/t (-4%), quello di duro -10€/t (6%), essendo meno richiesto. I cruscami ne perdono 9 (-7%; -8%) e i cubettati 7 (-5%), senza differenze fra le origini. Stabile solo la farinetta di duro. Comparto mais largamente in ribasso, sotto la pressione internazionale e del prossimo raccolto, con riflessi di analoga direzione nei sottoprodotti. Sempre non quotato l’alimentare che spinge fuori listino la farina bramata che vi ritornerà col mais nuovo. Differente fra loro il calo dei mais che fanno riferimento al contratto nazionale 103: quello con le caratteristiche sanitarie (micotossine) cala maggiormente, -10€/t (-4%) contro -7€/t del normale (ma sano leale mercantile) (-3%), sulla scia delle prime valutazioni che concordano sulla minore diffusione delle tossine nel raccolto a venire. Negli esteri il comunitario perde 6€/t nella merce su camion (corrispondente al valore minimo, -3%) che si riducono a -3€/t (-1%), in quello derivante da magazzini interni (voce massimo). Il non comunitaria cala di 6€/t (-2%), nella merce partenza porto, la sola quotata al momento. In calo tutti i derivati del mais, a parte la bramata già citata. I destinati alla mangimistica perdono 10€/t (-4% per la farina integrale per mangimi e -3% per lo spezzato) come pure la farina glutinata (-€/t; – 2%) e la farinetta (-10€/t; -5%). Il glutine si posiziona in basso per effetto del -15/t (2%) ed altrettanto avviene per il germe (-5€/t per quello da disoleazione; -2%). Troviamo le prime voci in controtendenza, cioè in aumento, nei cereali minori: è il caso delle avene che segnano +10€/t per la nazionale (+4%) contro il +5 di quella estera (+2%). Stabile l’orzo nazionale, in calo di 5€/t (-2%) il massimo dell’estero il cui minimo, merce da magazzini interni è invece invariato. In calo triticale (-5€/t; -2%) e sorgo (-10€/t; -5%). Totalmente invariato il comparto biologico. Nei semi oleosi varia solo il minimo dei semi esteri (-15€/t; -3%), sempre in attesa del nuovo seme nazionale. Mercato degli olii di semi, alla ricerca di equilibrio tra la pressione del nuovo raccolto di girasole, che si sta dimostrando soddisfacente, e le difficoltà logistiche e di disponibilità di merce pronta da parte delle raffinerie. Solamente la soia ritraccia per riportarsi vicina ai livelli del girasole per cercare di recuperare quote di mercato: oggi registra -35€/t (-4% nel grezzo e -3% nel raffinato). Il comparto degli olii di oliva, fra i pochi oggi in territorio positivo,  non sembra voler fermare gli aumenti, nella continuità della ristrettezza degli scambi ai livelli di prezzo ormai raggiunti. Gli aumenti si differenziano fra prodotto nazionale e comunitario: nell’EVO il primo registra +100€/t (+1%) e punta ai 10mila euro/t, il secondo segue riducendo la distanza per effetto del +2% (+200 e +150€/t rispettivamente nel minimo e nel massimo). La dinamica è la stessa nell’EVO biologico, nel nazionale ancora più vicino al massimo di 10mila €/t per l’aumento di 100€/t odierno (+1%), cresciuto a +150 nell’EVO biologico comunitario. Nessuna differenza per l’origine nell’aumento del vergine (+100€/t; +1%) , del rettificato (+50;+1%) e del sansa (+150€/t; +5%). Variazioni differenziate nei panelli e farine. Se i primi sono tutti in calo, nelle seconde calano quelle di girasole (5€/t; da -1 a -2%), aumentano le nazionali di soia (+5€/t; +1%), a fronte dell’invariato di quelle estere. Tutti in aumento i grassi animali (+5€/t, da +0,5% a +0,6% secondo la categoria) e le farine di pesce (+1,5% Perù e Cile; +1,2% Danimarca). Diffusamente invariati i foraggi a parte il calo delle polpe (-7t; -2%) e delle bucce di soia (-1%). Nel settore riso, mietitrebbie ancora in manutenzione e quindi nuovo prodotto ancora sulle pannocchie. Nei risoni escono di quotazione le tre voci ancora presenti, Volano-Arborio, Carnaroli e similari, Selenio per esaurimento del prodotto e per completare la transizione fra vecchio e nuovo raccolto.  I risi lavorati sono invariati: l’attesa è la stessa dei risoni. Nei sottoprodotti è invece due andamenti contrapposti: salgono le rotture, tutte di 5€/t (+1%), effetto di un’offerta ridotta a fronte di una domanda stabile mentre negli sfarinati è la mancanza di domanda ad indirizzare i prezzi verso il basso pur in presenza di un’offerta ridotta. Cedono nella stessa misura (ma da -2% a -3%). Spartiacque la granaverde, invariata. %