Listino 2023-06-13

Mercato di Milano preceduto da mercati internazionali in cui la diffusione del rapporto Usda non ha sostanzialmente modificato i volumi mondiali della domanda e dell’offerta. Per mais e soia nessuna novità mentre il grano subisce da un lato la guerra Russia vs Ucraina, dall’altro presunti segnali di all’erta sui prossimi raccolti.  L’applicazione del corridoio del Mar Nero, le stime di fonte europea sui prossimi raccolti (Cocereal) ma soprattutto il meteo in corso e quello futuro restano i fattori che guidano i comportamenti degli operatori, fondi compresi. Su tutto grava sempre la politica di acquisto cinese: distribuire gli acquisti ove ai vantaggi economici si sommano risultati geopolitici, in primis punire gli Stati Uniti.  Seduta di Mercato a Milano ad andamento variegato, con ampia presenza dell’invariato, in particolare sui grani nazionali, teneri e duri, che scontano da un lato l’assai ridotta disponibilità di prodotto nazionale della campagna 2022/23, dall’altra il maltempo che sposta l’epoca di raccolta e aggiunge preoccupazioni sulla qualità. Se ne avvantaggiano nei teneri esteri, il comunitario panificabile e il non comunitario, +5 (+2%). Invariati anche tutti gli sfarinati mentre cede larga parte dei sottoprodotti: i cruscami, anche esteri, tutti -5, corrispondente a -2,5%. Stabili farinaccio di tenero e di duro e la farinetta di duro. Comparto del mais ancora sottopressione ma in misura ridotta rispetto alle settimane scorse: per gli zootecnici, nazionali ed esteri, le riduzioni vanno da -1 (nazionale 103 base) a -3 (non comunitario partenza porto), vale a dire da -0,4% a -1,1%. Nei derivati del mais cedono le farine zootecniche, in particolare il massimo della farinetta, -7 (-2,8%). Cede anche il germe. Nei cereali minori probabile la prossima quotazione dell’orzo le cui prime limitate partite sono apparse. L’orzo comunitario, pur unico presente, registra cali per la ridotta domanda che è in attesa del nuovo raccolto nazionale. Per la stessa ragione e per mancanza di contrattazioni, esce di quotazione l’avena estera. Nei biologici escono di quotazione i grani e tutti i risoni, per le medesime ragioni. Cedono i prodotti bio a destinazione zootecnica: -10€/t il mimino del mais bio (-2,7%, ma fa peggio il massimo per il food, -15) e la soia bio feed (-10, -1,5%). In positivo ma in modo diversificato l’andamento del seme di soia: il nazionale incamera +5 (+1,1%), contro +10 (+2,2%) del solo minimo dell’estero (che si piazza a 455, in mezzo alle quotazioni del seme nazionale) ed il +3 dei semi tostati (+0,6%). Nel mercato degli olii di semi si assiste sempre più ad uno scollamento tra il prezzo dell’olio di girasole e quello degli altri olii vegetali, in particolare quello di soia. Il raffinato di girasole, -20€/t, -2%, soffre la pressione in vendita da parte dell’Ucraina che, avendo limitate possibilità di esportare via mare, con il suo prodotto può raggiungere solo l’Europa che però non è in grado di assorbire tutta l’offerta. Al contrario l’olio di soia, in maggioranza di origine sudamericana, rimane molto sostenuto (oggi +70 grezzo (+6,9%) e raffinato (+6,6%)), potendo raggiungere un bacino di consumatori nettamente superiore. Nel comparto degli olii d’oliva l’EVO continua ad aumentare sulla spinta di un consumo superiore alle attese ma inferiore al dato storico, a fronte di una campagna scarsa. Oggi se ne avvantaggia l’EVO nazionale con +100 (+1,5%), contro il +50 del solo minimo del comunitario (+0,8%). Non sono bastate le piogge in Spagna per ridimensionare le richieste dei venditori avendo spostato solo la paura di mancanza di prodotto dalla nuova alla vecchia campagna. In rosso praticamente l’intero comparto dei panelli e delle farine di estrazione: quelle di soia registrano -13 tutte, -2,5%, lasciando invariati i rapporti di forza interni alle voci, con la normale che torna vicina a 500€/t. Stabili i grassi animali e le farine di pesce. Aggiustamenti nei foraggi dovuti al consolidarsi delle partite e della relativa qualità. Entra in quotazione lo sfarinato di medica in pellet a 215-220 ed esce la paglia in vista di quella nuova. Nel comparto riso i sottoprodotti confermano l’equilibrio raggiunto fra domanda e offerta ribadendo le quotazioni attraverso l’invariato. I risoni continuano a soffrire la mancanza di una domanda consistente e i prezzi di Arborio e Carnaroli, quelli tra i risi da interno appesantiti dalle maggiori giacenze, non riescono a frenare la discesa (da -40 a -80, da -3,3% a -9%), come accade anche per i risoni tondi. I risi lavorati registrano la stessa tendenza