Listino 2023-08-22

Riapertura del mercato di Milano dopo settimane internazionali sovrastate dalla volatilità: l’andamento climatico, favorevole o sfavorevole su quantità e qualità secondo latitudine e coltivazioni, le decisioni geopolitiche a seguito del mancato rinnovo del corridoio di transito nel Mar Nero, l’evoluzione della guerra aggiungono tensione a tensione, lasciando sul sipario i fondamentali della domanda e dell’offerta. L’evoluzione dei consumi, delle vendite e quindi delle scorte finali 2022/23 incidono sulla futura dinamica della campagna 2023/24, in corso per i cereali vernini, prossima per mais, soia, riso. La Russia continua a vendere tanto grano, pagato in rubli, la Cina acquista soia più dal Brasile che dagli Usa che faticano, non poco, a piazzare anche il mais. L’Ucraina cerca vie di esportazione alternative in attesa di quantificare la produzione di grano e non solo. Nella Ue aumentano i dubbi circa le produzioni tedesche e francesi.  A Milano intonazione prevalente, fra le variazioni, quella al ribasso ma non mancano le eccezioni, anche rilevanti. Nei frumenti teneri la richiesta di qualità, accompagnata dai dubbi circa la sua disponibilità continua e futura, stando alle stime sui raccolti esteri, spinge il tenero di forza sia nazionale che estero: il primo a 302-317 (+5€/t, +2%), il secondo a 357-375 (+13€/t, +4%). Nei nazionali anche il panificabile superiore, +1€/t (+1%), finali 259-269, che invece nel comunitario registra un livellamento del massimo a 290€/t. Nelle altre tipologie nazionali, invariato il panificabile a 237-245 ed in calo il biscottiero e l’altri usi (per entrambi -2€/t, -1%). Cali più rilevanti negli esteri: il panificabile comunitario registra -10€/t (-4%), calo che sale a -10 per la voce non comunitario (confermato -4%) e a -20€/t (-5%) nei nordamericani. Totalmente stabile l’intero comparto del grano duro, indipendentemente da tipo e origine, con sola eccezione del duro non comunitario che perde 12€/t (-2%), scendendo a 485-500€/t. Invariati tutti gli sfarinati. Segno positivo per variazioni dei sottoprodotti della macinazione, farinacci in particolare, ricercati ma non trovati: +4€/t (+2%) per quello di tenero, +10€/t (+5%), per quello di duro, più difficilmente reperibile al momento. In aumento di 2€/t (+1%), i cruscami. Stabile invece la farinetta di duro. Segno opposto per il mais in granella il cui comparto accusa una riduzione che nei nazionali si attesta al -2% per effetto del -8€/t per l’alimentare e del -4€/t per gli zootecnici. Più differenziata, nella stessa direzione, la dinamica del mais estero: il comunitario perde il 3% nel comunitario camion arrivo (-3%), ridotto al -1%€/t in quello disponibile nei magazzini interni (-4€/t) che si appariglia al massimo del non comunitario a 280€/t, avendo quest’ultimo perso -5€/t (-2%). Uguale dinamica per i derivati del mais: -1% per farine e spezzato, -2% per il glutine e la farinetta, qualcosa di più, -3% e -5% per il germe di mais. Stabile la sola farina glutinata. Totalmente immobili i comparti dei cereali minori e sostitutivi, del pisello proteico e la maggior parte dei biologici in cui fanno eccezione l’uscita di quotazione del mais biologico e della soia bio feed per la consueta ragione: esaurimento della merce della campagna 2022/23. Dopo i timori legati alla logistica degli oli grezzi dovute al mancato rinnovo dell’accordo sul Mar Nero, ragione degli aumenti scorsi, il prezzo dell’olio di girasole ritraccia scendendo di 50€/t (-6% nel grezzo, -5% nel raffinato) mentre quelli di soia registrano cali minimi (-10€/t, -1%), rimanendo però sostenuti in assoluto grazie all’elevato prezzo degli energetici che spinge la richiesta di biodiesel soprattutto in Nord America. Il comparto dell’oliva aggiorna i record storici dopo il dato dell’export spagnolo, nettamente sopra le attese: ciò fa temere di arrivare a fine campagna con scorte praticamente nulle, avviando malamente la nuova campagna già sofferente per siccità e alte temperature, unitamente ad una domanda già debole. Aumenti tutti a tre cifre a partire dal +200€/t (+2%) del solo minimo dell’Evo nazionale, passando per +300€/t (+3/4%) dell’Evo comunitario convenzionale, di tutti gli Evo Bio e del vergine nazionale, scendendo al +200 (+3%) del vergine comunitario, per risalire al +500/450 del rettificato (+6/7%). Stabile il solo sansa rettificato. Il prezzo a scaffale dell’olio di oliva, nonostante i recenti rincari, ancora non riflette i prezzi di scambio dell’olio all’origine: è possibile attendersi ulteriori cali di consumo allorquando la distribuzione avrà aggiornato i prezzi ai nuovi contesti di mercato. Fra panelli e farine, andamento diversificato: tutte calanti le farine di soia (-20€/t, -4%), quella di colza e di girasole integrale, in aumento quella di girasole decorticato e il panello di lino. Dinamica ascendente per i grassi: +€/t (+%) per tutti. Stabili le farine di pesce. Nei foraggi variazioni solo calanti per Erba medica disidratata 2^ qualità (- 10€/t, -3%), sfarinato di medica (-15€/t, -7%), ambedue in pellet, polpe (-7€/t, -2%) e per bucce di soia. In calo anche i trinciati di mais, voce informativa di recente inserimento. Comparto riso in attesa del nuovo raccolto: nei sottoprodotti una sola variazione positiva a vantaggio della lolla, +10€/t(+7%). Nei risoni escono di quotazione Roma, Lungo B, Vialone nano, Luna CL, Dardo, similari, Balilla e Centauro per raggiunto limite di commercializzazione, a fronte dell’aumento del Selenio (+30€/t, +7%), invariati i pochi risoni ancora quotati. Nei risi lavorati varia in aumento il solo massimo dell’Originario – Comune (+60€/t, +4%) in cui il Selenio confluisce.