Listino 2023-11-07

Ad un mese dall’attacco terroristico di Hamas, la situazione geopolitica dell’area e del resto del mondo rimane invariata, compreso il silenzio sull’Armenia. In Medio Oriente l’ampliamento del conflitto con Israele sembra restare ipotetico, almeno per ora. Sui mercati si confermano influenti le incertezze meteo che nella Ue incidono sulle semine di grano, in Brasile su quelle di mais e soia. I fondi pesano sempre più. Milano registra la prevalenza dell’aumento con significative eccezioni a livello di comparti o interne ai singoli comparti. Nei frumenti teneri nazionali la pinza che premiava la qualità soprattutto nel di forza, si sposta a favore dell’altri usi che guadagna 5€/t (+2%, finali 223/225€/t) contro il +3€/t (+1%) del di forza (finali 330/348€/t) e del biscottiero (+1%, finali 226/228€/t) e il +2€/t (+1%) del panificabile superiore, finali 270-278€/t. Invariato il panificabile a 234/239€/t. Diverso l’andamento dei grani teneri esteri con aumenti di 5€/t per il comunitario panificabile (+2%, finali 243/245€/t) e per il non comunitario (+2%, finali 243/245€/t), di 2€/t per il comunitario panificabile superiore (+1%, finali 289/292€/t) e l’invariato per il di forza (362/380€/t). I nordamericani scontano il dollaro scemando di 2€/t (-0,5%) ambedue. Primo comparto in controtendenza, cioè tutto calante, è quello del grano duro per il quale si registrano -5€/t (-1%) per tutte le voci. Stabili i duri esteri. Negli sfarinati si muovono in su quelli di tenero: per tutti +5€/t (quasi +1% secondo la voce) e in giù quelli di duro che perdono -5€/t (poco meno dell’1% tranne che per la farina, -1,4%). Si torna al segno prevalente, il più, nei sottoprodotti della macinazione coi farinacci che incorporano +4€/t (+2,5%) se di tenero, (finali 166/168€/t), +3,5% se di duro, (finali 148/150€/t),  i cruscami che ne incorporano 6 (+5% se di tenero, +5,5% se di duro) e i cubettati 5 (+4%). Ferma solo la farinetta  di duro. Stessa direzione per il mais sia granella che prodotti derivati. Alla tenuta del mercato all’origine si sommano le difficoltà logistiche, vera e propria strozzatura., non solo di questo comparto. Nelle granelle l’aumento registrato è di 3€/t e riguarda il solo minimo dell’alimentare (finale 258€/t), il nazionale con caratteristiche (finali 228/230€/t), il nazionale contratto 103 base (finali 223/225€/t) e negli esteri il solo minimo del comunitario (merce su camion, finale 235€/t). Per questi, +1% per tutti. Aumenti maggiori ma diversificati, per il non comunitario: +10€/t (+4%) nel minimo (merce su camion) e +6 nel massimo (merce al porto, +2%) finale 250€/t). Derivati tutti in aumento tranne la farina glutinata, invariata. Aumenti di 3€/t per le farine e di 20€/t per il glutine (+3%). Aumenti generalizzati anche per i cereali minori anche qui con una sola eccezione, l’invariato delle avene. Gli orzi guadagnano 4€/t quello nazionale leggero (+2%, finali 184/186€/t), 5€/t il nazionale pesante e l’estero (+2,5% circa), finali rispettivamente 203/215 e 227/238€/t, sulla scia delle stime di riduzioni dell’offerta. Nel comparto aumentano anche il triticale (+5€/t, 213/218€/t finali) e il sorgo (finali 220/225€/t), +24% circa. Più diversificata la dinamica del biologico di produzione nazionale: aumentano a due cifre il grano tenero bio (+10€/t, +4%, finali 260/290€/t), il massimo del mais bio (+3%, finale 320€/t) col suo minimo a +5€/t (265 finale) e la soia bio feed (+2%, 530/540 finali). L’orzo bio registra +5€/t (225/245€/t). Cala invece il grano duro bio, -5€/t (-1%), finali 390/425€/t. Invariati i risoni bio. Semi oleosi in salita ma in misura uguale per cui con rapporti di sostituzione invariati: l’aumento e di 15€/t, pari al +3/3,5% secondo la voce. Continua il periodo di stabilità degli olii di semi che in quello di girasole, con l’invariato, sembrano aver trovato un punto di equilibrio tra domanda e offerta che invece in quello di soia riguarda il solo raffinato, invariato, a fronte dell’aumento di 20€/t (+2%) per il grezzo. Nei raffinati calano gli esteri, arachide (-20€/t ; <-1%) e palma (-20€/t, -1,5%).  Il settore dell’olio d’oliva, ed in particolare dell’extravergine, con l’arrivo della nuova campagna e la totale assenza di compratori ai livelli raggiunti nei mesi scorsi, vede un netto ridimensionamento dei valori, presumibilmente destinato a continuare fino a che non riuscirà a trovare un nuovo equilibrio tra domanda e offerta, con la prima in netta difficoltà nel fronteggiare i valori. I cali hanno interessato soprattutto l’Evo italiano, sceso di 300€/t (-3,5%), contro -200 del comunitario (-2,5%). Gli Evo bio e i vergine sono scesi di 200€/t (-2% e oltre secondo la voce), il rettificato di 100 (-1%). Stabile solo il sansa. Un solo segno nelle variazioni di panelli e farine: gli aumenti riguardano panello di lino (+5€/t +1%), farina di girasole decorticato (+10€ minimo, +5 massimo), farine di soia. Per queste ultime, +13€/t (+2%) per tutte con le normali tutte vicine a 580€/t (quota superata nel massimo della nazionale). Grassi in calo indistinto di 10€/t (-1%). Farine di pesce invariate, foraggi con limature di -1€/t nei fieni. Nel settore riso, i sottoprodotti presentano le rotture in aumento di 5€/t (+1%) e viceversa, le pule calanti di 4 (-2,5/3%), farinaccio anche (-2%). Nei risoni ancora aumenti limitatamente alle varietà lungo A da parboiled, al Selenio, o destinate all’originario in cui l’offerta molto ridotta, non fronteggia la molta richiesta. Per tutte +10% medio che sale a +21% per il Selenio. Risi lavorati di conseguenza.