Listino 2023-11-28

Settimana internazionale in coda a quella dell’attività Usa ridotta per il Thanksgiving day ma l’incertezza non sembra scendere comunque. Le dominanti: sul grano pesa la disponibilità di quello russo e il relativo uso geopolitico del prezzo cui i competitor non riescono a fare fronte, specialmente se comunitari. Su mais e soia grava il meteo in Brasile. L’Argentina non agisce in attesa di conoscere le decisioni del nuovo Presidente. Per tutti, Natale renderà il mese di dicembre cronologicamente e operativamente corto, ancor più all’est ortodosso. Milano spicca per la stabilità dei cereali nazionali e per concentrate variazioni in aumento (oli di oliva), in calo (farine di soia). I grani nazionali, teneri e duri, nazionali ed esteri, confermano le quotazioni scorse, al pari dei macinati, tutti invariati. Decisamente diverso l’andamento dei sottoprodotti della macinazione, in forte aumento, anche per l’effetto del calendario. Escludendo l’invariato della farinetta di duro e del germe di tenero, gli aumenti interessano i farinacci in misura diversa secondo l’origine: quello di tenero registra + 10€/t (+6%, finali 188/190€/t), quello di duro +13€/t, riducendo ulteriormente il differenziale (+9%, finali 177/179€/t). I cruscami registrano anch’essi +13€/t mantenendo inalterato il rapporto fra le origini ma con finali e tassi diversi: il tritello di tenero sale a 155/159€/t (+9,2%), quello di duro a 147/149€/t (+9,7%), stesso finale del cruschello ancora di duro, stesse quotazioni di crusca e cruschello di tenero. I cubettati aumentano di 7€/t uguali fra le origini e rapporti immutati. Quello di tenero sale a 147/149€/t, quello di duro a 149/150€/t (+4,9/5%). Stabile il mais nazionale mentre le variazioni interessano il mais estero. Quello comunitario registra +2€/t (-+1%, finale 240€/t) solo nel minimo riferito al prodotto via camion, l’estero un calo di 7€/t (-3%, finale 246€/t). Diffusamente stabile il comparto dei derivanti del mais in cui si evidenzia l’eccezione del forte aumento del glutine, +120€/t (+17%, finali 825/855€/t per la scarsissima offerta dei produttori nazionali. Sale anche il minimo della farinetta di mais, +2/t (+1%), riducendo il differenziale interno alla voce, ridotto a 5€/t fra il minimo a 195€/t e il massimo fermo a 200€/t.  Invariato diffuso anche nei cereali minori, specie nazionali. In questi fa eccezione l’aumento di 3€/t del sorgo (+1,5%, finali 208/201€/t). Lieve aumento anche per il minimo dell’orzo comunitario, +3€/t (+1%, finale 233€/t). Nell’agricoltura biologica sale unicamente e ancora la soia bio feed, in ragione di 10€/t (+2%, finali 550/560€/t). I semi oleosi non registrano variazione alcuna. l mercato degli olii di semi non subisce variazioni in una settimana in cui l’attenzione degli operatori è stata catalizzata dalle forti oscillazioni di prezzo degli olii d’oliva. Il mercato dell’olio d’oliva, sia extra vergine che raffinato subisce forti aumenti dovuti alla scarsa disponibilità di merce nei frantoi con la campagna olearia ancora all’inizio. Il poco olio disponibile viene immediatamente acquistato nonostante gli aumenti, andando a rafforzare ulteriormente un mercato tornato molto teso. L’Evo nazionale registra aumenti differenti fra minimo (+150€/t, +2%, finale 8.300€/t) e massimo (+100€/t, +1%, finale 8.550€/t), contro il solo aumento di 250€/t del minimo dell’Evo comunitario (+3%), con un finale a 8.150€/t che lo avvicina molto al minimo del nazionale. Differenti gli aumenti anche nell’Evo bio, maggiori in quello comunitario che si riavvicina a quello nazionale: 8.350/8.850€/t e 8.600/9.000€/t rispettivamente (+2,4% contro +1,1%). Questa differenza non è stata registrata peer il vergine, aumentato di 200€/t (+3%). Il rettificato registra +250€/t, l’aumento maggiore in assoluto fra quelli odierni (+3,6%, finali 7.150/7.200€/t). Stabile il sansa, allineato ai semi. Contrastato l’andamento del comparto panelli e farine di estrazione. Nei panelli in salita quello di lino (+10€/t, +2%), in discesa quello di germe di mais (-1€/t, -3,5%). Nelle farine in aumento quella di colza (+8€/t, +2%), e le due di girasole, in particolare la decorticata, i cui aumenti riducono il differenziale interno alla voce, riducendolo a 10€/t. Il minimo infatti fa +15€/t (+4%, finale 375€/t), il massimo +10€/t (+3%, finale 385€/t) con l’integrale a 193/195€/t finali essendo salita di 3€/t (+1,5%). Ancora nelle farine calano quelle di soia, tutte -5€/t con la normale che si allontana da quota 600€/t (-0.8%), attorno cui ruotano le decorticate. Stabili tutti i grassi. Le farine di pesce scendono tutte di 10€/t (-0,5% in media). Due sole variazioni nei foraggi, di segno opposto: aumentano in misura ridotta le polpe, +2€/t (+1%, finali 267/275), calano le bucce di soia, in modo differente fra minimo (-3€/t, -1,3%, finale 225) e massimo (-2€/t, -0,8%, finale 243€/t). Nulla di interessante ha movimentato il mercato del settore riso: gli scambi sono ridotti, i prezzi ne confermano l’equilibrio. Un apprezzamento sulla granaverde, molto richiesta ma poco disponibile, aumentata di 10€/t (+4%, finali 265/270€/t): le riserie stanno lavorando relativamente e la richiesta di risina e aumenti di resa è insoddisfatta.