Listino 2023-12-19

Settimana internazionale aperta dai cedenti grano e mais, per osmosi (Cina indecisa negli acquisti; prodotto Ue non competitivo); dai rialzati soia e proteici (vedasi le tasse all’esportazione introdotte dal neo presidente argentino). In Italia la logistica, aggravata dalle festività, continua a rimanere un problema, non più una difficoltà. L’odierna seduta milanese segue l’andamento intrapreso da alcune sedute: cereali stabili, con l’eccezione del mais, cedente), proteici e derivati in calo, oli di semi in calo, olio di oliva in rialzo, riso stabile. In dettaglio: grani teneri e duri, sia nazionali che esteri, e sfarinati invariati.  Prime variazioni, peraltro in continuità con le precedenti, sono gli aumenti dei sottoprodotti della macinazione. Stabile solo la farinetta di duro mentre i farinacci registrano +5 senza differenze secondo l’origine per cui confermando i rapporti interni. Quello di tenero sale a 205/207€/t, quello di duro a 198/200€/t (+2,5%). L’aumento è di 7€/t per tritello e crusche (+4), con finali a 178/182€/t per tritello di tenero, 170/172€/t per cruschelli di tenero e 170/172€/t per gli analoghi di duro. I cubettati salgono di 3€/t (+2%), piazzandosi nell’intervallo 160/163€/t. Il mais in granella subisce cedimenti, limitati nel caso del prodotto nazionale, più accentuati in quello estero. Nel nazionale, invariata la granella di mais a destinazione alimentare mentre quelle zootecniche registrano -1€/t (-0,4%), più un segnale di tendenza che una cessione effettiva. Le estere cedono invece 3€/t nel minimo del comunitario (prodotto via camion, finale 237€/t) a 4€/t (-1,5% in media) nel massimo del comunitario (finale a 240€/t, prodotto al porto) e del non comunitario (finale 240€/t). prodotti per i quali vigono difficoltà di reperimento di mezzi di trasporto. I derivati del mais vedono l’invariato nella bramata, il calo nelle farine zootecniche (-1€/t, -0,4%) e in quella glutinata in cui sale a -5€/t (-2%, finali 245/255€/t). Esce di quotazione il glutine dopo settimane di rialzi, per mancanza di scambi. Stabili farinetta di mais e germe. Stabili tutti i cereali minori con la sola eccezione del minimo dell’orzo comunitario, aumentato di 2€/t (+1%, finale 235€/t). In netto aumento il pisello proteico, +30€/t (+9%), con finale a 375€/t per il solo massimo, unico prodotto al momento rilevato a Milano. Agricoltura biologica totalmente invariata. Si ritrovano i cali nei semi oleosi, più accentuati in quelli esteri che registrano -5€/t (-1%), in una seduta contrastata in cui il seme di soia scende a 490/510€/t, i tostati a 519/520€/t. Il seme nazionale cede 3€/t (-0,6%), posizionandosi a 475/477€/t. Il mercato degli olii di semi è fondamentalmente stabile con una leggera flessione dovuta alla scarsa domanda. Il prezzo del girasole si mantiene nello stretto range di oscillazione in cui si trova da settembre, senza riuscire ad uscirne al ribasso a causa degli alti prezzi della soia e dei margini alla produzione ormai ridotti al minimo, nè al rialzo vista la buona disponibilità di grezzo nei paesi d’origine del mar Nero. Il girasole grezzo rimane invariato, il raffinato cede 10€/t (-1%, finali 1.015/1.025€/t). Stessa variazione per gli oli di soia che scendono a 950/960€/t nel grezzo e 1.100/1.110€/t nel raffinato (-1%). Di segno opposto e misura ben più ampia l’andamento del mercato dell’olio d’oliva e degli extra vergini che tocca nuovi massimi storici. I prezzi sono a livelli mai visti ma, complice anche il periodo prenatalizio che limita la possibilità di consegna dalla Spagna, risulta molto difficile trovare prodotto anche a questi prezzi. Difficilmente i confezionatori saranno in grado di fare acquisti a questi livelli di prezzo se la GDO non riconoscerà importanti aumenti sui listini. Le difficoltà di approvvigionamento, dovute anche alla scarsità della campagna di raccolta, si evidenziano nei numeri: gli Evo, convenzionali e biologici, incorporano altri 200€/t (+2%), senza distinzioni di origine, posizionandosi praticamente tutti oltre 9.000€/t (solo il minimo dell’Evo comunitario si limita a 8.750€/9. L’origine incide nel vergine: quello nazionale aumenta a 7.900/8.000€/t (+2,6%) contro il +500€/t di quello comunitario (+6,6%), con finali a 8.000/8.200. Significativi anche gli aumenti del rettificato (+300€/t+4%) e del sansa rettificato (+150€/t), con finali rispettivamente a 7.950/8.000 e 3.900/3.950€/t. Proteici diffusamente in movimento ma su direzioni opposte: minoritario l’aumento che interessa solo la farina di colza (+3€/t +0,8%)e quella di girasole integrale (+5€/t, +2,5%). Più diffuso il calo che interessa la farina di girasole decorticato (-10€/t -2,6%) e quelle di soia, -15€/t per tutte (-2,6%), lasciando immutati i rapporti interni alle voci in una sessione contrastata su questo punto. Invariati i grassi animali e tutti i foraggi. In cessione a due cifre le farine di pesce seppure differenziate fra -50€/t della peruviana e cilena (-2,4%) e -20€/t della danese (-1%). Intero comparto del riso che conferma, con l’invariato, il punto di equilibrio fra domanda e offerta che caratterizza il periodo.